#PauraCovid Index
Stefano Denicolai | Matteo Flora
Marcin Bartosiak | Beatrice Tomasello
DigITA4Good Lab and The Fool created an index to track Italian’s sentiments about the Covid-19 epidemic.
Based on Google Trends, Social Media data and the results of the survey we developed, we were able to track daily changes in worriness about the coronavirus.
In occasione dell’ultima puntata di Fake – La Fabbrica delle Notizie, abbiamo sviluppato l’analisi settimanale concentrandoci sulla percezione del vaccino per la Covid-19 da parte degli Italiani. Nel grafico abbiamo riassunto la paura del virus insieme alla paura del vaccino. Possiamo osservare come entrambi questi indicatori scendano
consistentemente fino all’8 dicembre, giornata in cui assistiamo all’inizio ufficiale delle vaccinazioni in Inghilterra. Abbiamo inoltre osservato una chiara correlazione tra la paura della malattia e la propensione a vaccinarsi nel momento in cui sarà possibile farlo anche in Italia: le persone che hanno risposto positivamente all’ipotesi
di vaccinarsi sono più preoccupate di contagiarsi rispetto a coloro che invece hanno risposto negativamente. Abbiamo inoltre rilevato da parte delle persone che vorrebbero vaccinarsi una paura che non è soltanto individuale ma soprattutto collettiva: il vaccino, quindi, come uno strumento per proteggere non solo se stessi, ma la collettività.
Negli ultimi 15 giorni il livello di attenzione verso il fenomeno Covid è in costante diminuzione. Probabilmente perché i contagi sono in calo e perché gli italiani si stanno un po’ abituando a questa situazione, come confermato anche da altri dati in nostro possesso. Un piccolo rimbalzo dell’attenzione c’è stato il 3 dicembre, in concomitanza con il discorso di Conte e la preoccupazione per le festività natalizie. Dal 3 dicembre in poi c’è un trend inverso tra chi ha più di 65 anni e il resto della popolazione. Negli ultra 65enni l’indice di paura cresce, dove la paura della Covid si unisce al timore di restare soli durante le Feste. Ma la cosa più interessante è forse che la crescita di timore dal 3 dicembre in poi si riscontra anche fra i giovani con meno di 25 anni. C’è una sorta di polarizzazione, mentre le età intermedie mostrano più abitudine e una rilassatezza che può anche diventare pericolosa. La paura invece sotto i 25 anni è anche più spiccata che negli ultra 65enni: i giovani cominciano ad avere più paura per l’impatto sull’economia e anche per il debito che si sta accumulando sulle loro spalle, e senza neanche poter sperare nel sollievo delle Feste. Al di là di quello che ci dicono i dati, la realtà è che dovremmo dare messaggi differenziati in base alle fasce di età.
Ecco l’aggiornamento della settimana: i contagi sono scesi durante gli ultimi sette giorni, ma vediamo ancora un picco di paura coincidente con il 23 Novembre, giorno in cui Zaia comunica che i contagi della seconda ondata hanno ufficialmente superato i numeri della prima ondata, ma anche il giorno in cui Conte annuncia dei possibili allentamenti delle misure sanitarie. Vediamo come un paio di giorni dopo, i contagi risalgano ma non la paura:
siamo in un contesto in cui non solo si susseguono notizie positive sullo sviluppo e la distribuzione dei vaccini e sul calo dei numeri delle terapie intensive, ma in cui assistiamo anche ad alcuni cambiamenti di colore a livello regionale, da rosso ad arancione, come nel caso di Piemonte e Lombardia. E’ auspicabile che in questa fase delicata non si verifichi un’assuefazione della popolazione a queste notizie positive che porterebbe ad un nuovo rilassamento da parte della popolazione e dunque al possibile nascere di nuovi focolai.
Questa settimana l’indice #PauraCovid ci indica l’emergere di un nuovo allarme. Osservando il grafico possiamo notare come il movimento dell’indice di colpo viri verso il basso a partire dalla data specifica del 12 Novembre. Probabilmente a causa del flusso di notizie sul vaccino Pfizer e di una contrazione dei numeri dei nuovi contagi, assistiamo ad una chiara diminuzione dei timori degli italiani nei confronti del virus. Il timore è sempre lo stesso: la paura che scende comporta una diminuzione dei comportamenti virtuosi e quindi un possibile peggioramento della situazione epidemiologica.
Chi ha meno di 25 anni sottostima pesantemente i rischi sociosanitari legati al coronavirus: questo è uno dei principali risultati emersi dal monitoraggio effettuato per l’aggiornamento dell’indice #PauraCovid. La popolazione è stata suddivisa in tre fasce di età: under 25, 26-65 anni e over 65, per poi analizzare la sensibilità ai rischi connessi al Covid-19. In questo periodo la paura delle conseguenze socioeconomiche dell’impatto del virus, cresce quasi linearmente in tutte e tre le categorie. La paura sociosanitaria è invece sempre molto alta negli over 65, resta alta tra i 26 e i 65 anni, ma è molto bassa sotto i 25 anni. In generale, mentre i contagi si stabilizzano o scendono, anche la paura si stabilizza o scende. Ma il dato che salta all’occhio è che chi ha meno di 25 anni sottostima pesantemente il problema e questo può rivelarsi molto pericoloso. Così è verosimile aspettarsi che possa aver ragione chi da tempo sostiene che la seconda ondata sia stata causata dalle interazioni dei più giovani in estate,
sebbene non ci siano ancora abbastanza dati per affermarlo con certezza scientifica.
La paura del virus non cresce con l’aumento della percentuale di rischio della zona in cui si abita: è uno dei principali risultati emersi dal monitoraggio effettuato per l’aggiornamento dell’indice #PauraCovid. Abbiamo diviso la paura tra paura sanitaria e paura economica, per l’impatto sulle mie finanze e su quelle del Paese. Abbiamo anche diviso la nuova fase dello studio nelle tre macro-aree: zone rosse, zone arancioni e zone gialle. In questo periodo, la paura sta crescendo ma in modo molto diverso. Per quanto riguarda l’economia, maggiori sono le restrizioni e maggiori sono i timori. La paura cresce in maniera differente e sale con l’aumentare delle restrizioni, e questo ce lo aspettavamo. Per
quanto riguarda invece la paura sanitaria, c’è una sorpresa: nelle zone gialle è aumentata del 5,8%, nelle zone arancioni dell’11,3% ma nelle rosse solo del 6,1%. In generale i dati ci dicono che abbiamo più paura del lockdown che della stessa malattia. Paradossalmente, la cosa migliore sarebbe che la paura aumentasse più nelle zone gialle che nelle altre, perché innescherebbe comportamenti più virtuosi e rispettosi delle regole. Ma le persone, adesso hanno più paura di essere rinchiuse in casa.
La paura del Covid, come si evince dal nostro grafico, rimane allineata con la curva dei contagi fino alla fine della settimana precedente, quando viene firmato il nuovo temuto DPCM, che però non dichiara il lockdown nazionale come si pensava. Questa diminuzione della paura è un’indicazione negativa perchè come sappiamo quando scende la paura si abbassa di conseguenza anche il livello di guardia della popolazione.
Abbiamo analizzato le parole e frasi più ricorrenti e le abbiamo messe in correlazione con un sondaggio su 1.500 persone nell’arco di 90 giorni. Finora abbiamo vissuto quattro fasi: nella prima, gli italiani erano preoccupati, all’inizio di settembre, con il ritorno al lavoro e la riapertura delle scuole senza grossi problemi hanno allentato la paura; nella seconda fase, i contagi sono rimasti stabili, bassi, e la paura è rimasta stabile; la terza fase è stata quella critica: forse per le notizie su un possibile vaccino in arrivo, o forse grazie l’esempio di Trump che è guarito in pochi giorni, la paura è crollata. Ma così si sono un po’ persi gli atteggiamenti virtuosi di protezione e i contagi sono schizzati.
Quindi abbiamo avuto la quarta fase: forte risalita dei contagi e con essa la paura che torna a salire. Ma questo è forse un bene, perché con la paura tornano gli atteggiamenti virtuosi. Come possiamo osservare, l’uscita ufficiale del nuovo DPCM il 25 ottobre alle 13:30, ha un effetto sostanzialmente nullo sull’indice (+2% nel confronto prima e dopo le 13:30 di domenica 25 ottobre). Nell’ultimo weekend #pauracovid è sceso del 7%: probabilmente gli Italiani si aspettavano notizie anche peggiori.